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martedì 15 dicembre 2015

Sad Dog Project: perché editori e autori indie non sono nemici


Da parte di alcuni editori si nota una certa avversione verso gli autori indie, in particolare vengono espresse forti critiche sulla qualità del prodotto. Se da una parte questa può sembrare una reazione normale verso un fenomeno che almeno in linea teorica può rappresentare una minaccia per il loro conto economico, dall'altra ho sempre pensato che si tratti di una posizione che deriva anche da una visione limitata e priva di spunti innovativi di una certa parte del mondo editoriale.

Prendendo atto con onestà che tra le moltissime pubblicazioni indipendenti si trova una certa abbondanza di materiale scadente, non dimentichiamo che lo stesso si potrebbe dire per una fetta non irrisoria di opere pubblicate da case editrici tradizionali. La verità è che per entrambi i mondi bisogna essere capaci di distinguere. Solo in apparenza questo è più facile per gli editori, dove la qualità parrebbe legata all'editore stesso con una certa omogeneità dei prodotti proposti. La realtà però si discosta spesso da questa assunzione, specialmente per alcuni tra gli editori mainstream che di questi tempi sembrano meno interessati che nel passato a curare l'aspetto qualitativo. 

Se vogliamo proprio andare a fare distinzioni, è possibile dire che sul mercato oggi la qualità media più alta la garantiscano alcuni editori indipendenti, che ne fanno la chiave della loro strategia di business.

Anche la distinzione tra autore pubblicato (da un editore) e autore indie tende a sfumare ogni giorno di più. Non sempre i contratti hanno clausole di esclusiva e questo permette una certa libertà di movimento agli autori, anche attraverso la pubblicazione indipendente.

Le due forme di pubblicazione, con editore e indipendente, possono dunque coesistere, ed è questo il caso dei quattro autori che si sono associati sotto il marchio editoriale "Sad Dog Project", gruppo al quale appartengo anche io.

Questo progetto ci consente di pubblicare in maniera indipendente quei racconti di genere che sono difficilmente "piazzabili" presso editori tradizionali. La flessibilità che abbiamo è tale da rendere possibili approcci originali. Il problema che abbiamo d'altra parte è lo stesso che ha un qualsiasi piccolo editore indipendente, la distribuzione e il marketing del nostro prodotto. Nella peggiore delle ipotesi la nostra rimane un'esperienza utile, nella migliore può darci della visibilità. Non credo di essere troppo ottimista se dico che con il tempo questa linea ci darà qualche soddisfazione.

Uno degli scopi che ci siamo prefissi è proprio quello di costruire un marchio che in qualche modo venga riconosciuto dal lettore, all'interno del quale radunare le nostre opere e quelle di autori che vogliano partecipare con serietà, come ospiti della collana, accettando che il loro lavoro venga passato al vaglio di una selezione e di una critica costruttiva, come dovrebbe accadere e accade nelle migliori case editrici.

Se faremo bene questo lavoro i lettori di certo cominceranno ad apprezzare quello che produciamo, e impareranno a riconoscere al progetto quella dote di omogeneizzazione e garanzia della qualità. Un libro, un racconto, può piacere o meno, ma deve essere riconosciuto come prodotto reale, confezionato con professionalità. Non è un articolo su un blog o un social, dove il linguaggio colloquiale e l'estemporaneità dell'atto di scrivere può far considerare accettabile una forma non impeccabile. Nei libri si deve garantire un livello minimo di stile, leggibilità, forma e una sostanza che magari sia discutibile in base ai gusti ma sia comunque presente, sia appunto sostanza.

Per ora vi dico solo, teneteci d'occhio, abbiamo parecchie idee e non abbiamo paura di usarle. Come i racconti disponibili anche in mini-libri cartacei o la nostra raccolta temporanea, disponibile solo per il periodo festivo, da collezionare, conveniente e ricca.




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